Procrastinazione: dopo lo faccio!
Spesso succede di non riuscire ad iniziare un’attività, e la mente trova mille motivi per rimandare. In alcuni casi, contrastare questi pensieri è impossibile e spesso debilitante. Ma perchè preferiamo fare un pisolino invece che lavorare? Perchè siamo procrastinatori.
Ma partiamo dall’inizio.
Che cos’è?
La procrastinazione è un comportamento volontario che spinge l’individuo a rimandare consapevolmente lo svolgimento di attività che sarebbe nel proprio interesse eseguire nell’immediato.
Procrastinando, si tende a preferire alle attività da realizzare azioni meno rilevanti, per avere un sollievo temporaneo generato dall’urgenza di allontanare per il momento un compito faticoso o ostico.
L’atto di procrastinare assume una connotazione negativa nel momento in cui l’individuo posticipa azioni correndo il rischio di pagarne le conseguenze. Si tratta quindi non di pianificare il posticipare, ma di posticipare quanto pianificato. Questo atteggiamento può far insorgere problemi sul lavoro o nello studio, interferendo con la produttività personale, oltre che generare sensi di colpa per non aver compiuto l’azione.
Che tipo di procrastinatore sei?
Ferrari (1992) individua 3 tipi di procrastinatori, da cui si possono dedurre i motivi di questo comportamento: da arousal, evitante e decisionale.
Il tipo da arousal procrastina per aumentare il proprio livello di attivazione, impegnandosi con estrema intensità in prossimità di una scadenza.
Quello evitante lo rimanda per evitare un temuto fallimento al fine di proteggere l’autostima e sfuggire a sensazioni di disagio.
La procrastinazione decisionale riguarda invece il posticipare una decisione da prendere, a causa di una scarsa capacità di prendere decisioni e dalla convinzione di non poter fare scelte opportune e soddisfacenti.
Da qui, Ramirez-Basco (2010) descrive altre sei tipologie:
Tipo evitante: cerca di rimandare lo svolgimento del compito il più a lungo possibile, per cercare di gestire lo stress e il disagio provocati da un’attività
Tipo disorganizzato: sopravvaluta il tempo a disposizione, e di fronte a più impegni ha difficoltà a stabilire delle priorità
Tipo insicuro: mostra scarsa fiducia nelle proprie capacità e indugia a lungo prima di svolgere un compito per il timore di commettere errori e di fallire
Tipo passivo-aggressivo: utilizza la procrastinazione come strategia relazionale per comunicare qualcosa agli altri, perchè indugiando punisce chi gli ha richiesto di svolgere un compito sgradito
Tipo perfezionista: si può definire come “tutto o niente”. Tende a caricarsi di troppi impegni, più di quanti sia in grado di gestire, e di fronte all’impossibilità di fare tutto abbandona
Tipo edonista: dedica la maggior parte del tempo alla ricerca del piacere, si definisce come pigro e scarsamente motivato
Quali sono le cause?
Dai tipi di procrastinazione possiamo facilmente dedurre le possibili cause di questo comportamento:
Disinteresse
Pigrizia
Perfezionismo
Paura del successo
Paura dell’insuccesso
Paura della responsabilità
Rabbia
Obiettivi prefissati irrealistici
Senso di sopraffazione e ricerca di una gratificazione immediata
Strategia per evitare stress e ansia
Quando si manifesta nel lavoro o nello studio?
Possiamo incontrare questa problematica in diverse fasi del lavoro: all’inizio, durante il work-in-progress, nel concludere.
Spesso però è proprio quando ci approcciamo ad iniziare un compito che inevitabilmente iniziamo a pensare a mille altre cose che potremmo dover fare in quel momento: riordinare la stanza, prendere un caffè, fare un breve pisolino, controllare le mail.
Questo può succedere all’inizio della giornata appena arriviamo in ufficio, alla ripresa dopo la pausa pranzo, o una volta finita una pausa di qualsiasi altro tipo (anche da distrazione!).
Può succedere di non sapere da dove cominciare, disorientati. Ed è in questa fase che decidiamo, per il momento, di dedicarci ad altro.
Cosa possiamo fare per contrastarla?
La procrastinazione è l’effetto di una mancanza di autocontrollo. Alcune ricerche hanno dimostrato la validità della mindfulness per aumentare l’autocontrollo, tramite pratiche meditative che permettono di gestire alcune tendenze automatiche che a volte possono bloccare l’operatività.
Per contrastare questo comportamento però ci sono anche altri piccoli suggerimenti:
Immaginare ogni giorno una piccola cosa da fare e metterla in atto: aiuta a sperimentare una sensazione che potremmo voler riprovare
Osservare gli impegni uno alla volta, senza vedere l’insieme di tutte le cose da fare, così da procedere a piccoli passi
Prima il dovere e poi il piacere: provare a partire dai compiti più spiacevoli così da lasciare i più gradevoli per finire in bellezza
Attivare il proprio pensiero positivo tramite pensieri di self encouragement: d’altronde, parte tutto dalla nostra mente
Abbracciare la possibilità del fallimento
Cercare una fonte di ispirazione
I coworker sono procrastinatori?
Spesso sentiamo nel nostro coworking space frasi del tipo: “Ora devo andare a fare una cosa che non mi piace”, “Vado a scrivere un resoconto ma non ho voglia”, “Oggi sono scarica”.
I coworker ci hanno rivelato di rimandare spesso i compiti importanti, ma che le scadenze mettono dei paletti che non si possono oltrepassare. Sono forse tipi da arousal?
Tolte le eccezioni, siamo tutti un po’ procrastinatori. Quello che può aiutare davvero però, è proprio lo spazio in cui siamo: essere circondati da altre persone concentrate, con gli occhi fissi sullo schermo, le dita che scorrono veloci sulla tastiera, e ogni tanto fare qualche battuta, può incoraggiare a fare meglio o, addirittura, proprio a fare.
L’influenza degli altri colleghi nella pausa comune aiuta a stabilire la fine di quel momento di distrazione, e ci costringe a tornare al dovere, che è il motivo per cui ci siamo trascinati fuori di casa la mattina. Che senso avrebbe essere arrivati fin qui per non fare nulla?
Noi la pensiamo così. Procrastinare insieme ci fa sentire meglio.
Autore: Lucrezia Nicoletti